Pesche e pesche: perchè è importante saper scegliere #BioCook

Solo per richiamare l’articolo della settimana scorsa accenniamo nuovamente che il comparto della frutticoltura biologica è stato negli ultimi anni in forte espansione, ma è altrettanto legato al mercato, alla sua ricettività e alla sua organizzazione.

In richiamo agli aspetti generali ricordiamo l’articolo della scorsa settimana mentre per quelli normativi sul BIO, l’articolo introduttivo.

FRUTTA BIOLOGICA: CONFRONTO TRA NETTARINE IN COLTURA BIOLOGICA E INTEGRATA

Grazie ad uno studio condotto dall’università di Bologna, Dipartimento di Colture arboree e Apofruit Italia, abbiamo oggi la possibilità di riportare i risultati ottenuti confrontando i due tipi di coltivazione di sei varietà di nettarine e pesche in coltura biologica e integrata.  Oltre alle valutazioni più tecniche sono state effettuate anche delle valutazioni con la caratterizzazione delle principali cultivar di pesco in produzione, in rapporto ad epoca di maturazione, valutazione, conservabilità e alterazioni sui frutti.

All’analisi, si è notato che la media delle prestazioni produttive dei due sistemi di BIO e convenzionale in generale hanno portato ad un peso della produzione “biologica” ridotto del 30% circa rispetto alla produzione integrata sia se si considera la produzione totale sia se si considera la produzione di ogni singolo albero. Il calo produttivo tuttavia porta un’influenza positiva sulla crescita dei frutti, poiché il frutto biologico è di dimensioni più grandi (maggiore pezzatura), più dolce. Se da un lato però troviamo l’elenco dei pregi, bisogna purtroppo far notare che, sempre grazie allo studio citato, si può notare una maggiore predisposizione dei frutti biologici a marciumi e fisiopatia da frigoconservazione.

La qualità dei frutti biologici di prima categoria risulta superiore per l’aumento del tenore zuccherino e per l’acidità, anche se non è possibile effettuare una classifica specifica, poiché si hanno notevoli variazioni qualitative tra le annate e le cultivar.

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MA PERCHÈ IL BIOLOGICO PRODUCE IL 30% IN MENO?

Questa è una domanda che purtroppo non ha ancora avuto una risposta, infatti si crede che le minori rese produttive nel BIO siano da mettere in relazione a fattori contingenti, in particolare a quelli sanitari, che portano allo scadimento della qualità di una cospicua parte produttiva. Si desidera pertanto che nell’immediato futuro vengano messi appunto dei programmi (sperimentali) volti al miglioramento della difesa e dell’integrità dei frutti. La poca specializzazione degli operatori (ricordiamo che è un comparto che si è sviluppato da poco) e le ferree regole dei disciplinari sul biologico, portano al giorno d’oggi a un difficile compimento, con successo, della produzione biologica (è più difficile), rispetto a quella integrata.

AL SUPERMERCATO

A essere sinceri non sono molti i supermercati (non considerando quelli specializzati o di grandi dimensioni) ad avere un corner riservato alla frutta e alla verdura BIO, e spesso risulta difficile trovare la frutta di stagione BIO (la frutta BIO, subisce minor trasporto rispetto a quella convenzionale e risulta pertanto più fresca). Complice la poca disponibilità nei supermercati e le difficoltà produttive sopra citate e dettate dal Regolamento, il prezzo delle pesche BIO differisce non poco da quelle in agricoltura integrata ed anche in questo caso, è bene verificare che il packaging sia BIO.  Una buona via di mezzo, tra l’agricoltura integrata e il BIO, potrebbe essere la frutta a km0, che si può trovare in base all’azienda produttrice sia come coltivazione biologica che non, e la garanzia che sia fresca e non refrigerata è data proprio dal fatto che non ha subito trasporto.

Di Fiorella Palmieri ed Erik Proderutti

 

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