
Il morbo di Crohn
Alcuni ricercatori americani hanno individuato la possibile causa che scatena la malattia di Crohn
Spesso sentiamo parlare della Malattia di Crohn, senza però sapere bene che cosa si intenda con questo termine. Questa malattia è caratterizzata da un’ infiammazione cronica dell’intestino (MICI) che può colpire tutto il tratto gastrointestinale, dalla bocca all’ano. In circa il 90% dei casi, la malattia colpisce maggiormente l’ultima parte dell’intestino tenue (ileo) e il colon.
I sintomi
La malattia di Crohn può manifestarsi in maniera diversa a seconda delle localizzazioni intestinali. Sono predominanti i dolori ed i crampi addominali (talvolta, se acutissimi, possono simulare un attacco d’appendicite) associati a diarrea e, talora, a febbre. Il dolore si localizza nella sede dell’ombelico o nella parte destra dell’addome e spesso si presenta dopo i pasti. Possono comparire, seppure più raramente, dolori alle articolazioni, diminuzione dell’appetito o dimagrimento. Altri segni precoci della malattia possono essere rappresentati dalla presenza di fistole anali (anormali aperture tra l’intestino e la superficie cutanea, vicino all’ano) ed ascessi.
La malattia di Crohn è diffusa in tutto il mondo e raggiunge la massima prevalenza nelle nazioni occidentali. Si calcola che in Italia vi siano almeno 100.000 persone affette da malattie infiammatorie croniche intestinali; in America il numero è molto più alto, sono infatti circa 565.000 le persone che accusano questo disturbo.
I dottori individuano facilmente i sintomi, ma non si è mai riuscito a capire quale fosse la causa scatenante di questa infiammazione.
La maggior parte degli esperti sospettano che tale patologia sia il risultato dell’intervento del sistema immunitario del corpo che attacca le cellule sane, erroneamente innescato da batteri nel tratto digestivo.
Un nuovo studio, come viene spiegato su Huffington Post, ha identificato un fungo specifico e due batteri che, secondo i ricercatori, potrebbero svolgere un ruolo chiave nello sviluppo della malattia.
In un comunicato stampa, Mahmoud A. Ghannoum, professore e direttore del Case Western Reserve University School of Medicine e dell’ University Hospitals Cleveland Medical Center, nonché tra i principali autori dello studio effettuato, ha spiegato: ”Tra le centinaia di specie batteriche e fungine che abitano l’intestino, i tre identificati sono stati altamente correlati nei pazienti di Crohn”.
La malattia di Crohn è cronica, perciò non si ha mai una guarigione completa; generalmente si alternano periodi più o meno protratti di remissione a fasi di riacutizzazione. Nel complesso la mortalità aumenta con la durata della malattia e si aggira globalmente intorno al 5-10% dei casi (le cause più frequenti di morte sono la peritonite e le infezioni generalizzate).
La terapia
Può essere medica (con farmaci) o chirurgica, qualora quella medica non abbia avuto successo. Lo scorso 26 settembre Johnson & Johnson ha annunciato che la FDA (Food and Drug Administration) ha approvato il farmaco Stelara per il trattamento del morbo di Crohn negli adulti.
I farmaci che normalmente vengono usati sono rappresentati da un derivato dell’aspirina, a cui si deve l’azione antinfiammatoria. Nelle forme moderate e/o gravi si dovrà fare ricorso ai derivati del cortisone e, nei pazienti che non rispondono a queste due terapie, si dovranno utilizzare farmaci soppressori del sistema immunitario.
E’ consigliato, inoltre, seguire una dieta ipercalorica e ricca di vitamine e sali minerali. E’ utile evitare il latte e limitare il consumo di carni grasse, di alimenti irritanti come il peperoncino, il tè e il caffè, e di alimenti ricchi di carboidrati raffinati o di coloranti.
Ha effetto benefico il consumo di prodotti naturali e biologici e in grado di esplicare un’azione antinfiammatoria a livello sistemico, come il pesce di mare.
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