La grande dignità del cavolo

Si dice in giro che il cavolo abbia uno scarso valore: “non capisci un cavolo!”, “questa cosa non vale un cavolo!”, “certo che non fai proprio un cavolo!”. Si dice anche che sia un alimento piuttosto inadeguato: “c’entra come i cavoli a merenda!”, o che addirittura si presti a tenere nascosta la verità, mostrandosi solo in apparenza: “quello porta il cavolo in mano e il cappone sotto!”. Tra i più maligni, poi,viene usato come vera e propria minaccia: “andrai a ingrassare i cavoli!”.
Sbagliato. Il cavolo è semplicemente un alimento umile, che non ha bisogno di brillare per farsi notare!
Quest’ortaggio era infatti considerato sacro dai Greci, mentre i Romani ritenevano avesse delle proprietà curative, specialmente se usato come rimedio per riprendersi da una serata un po’ troppo alcolica con gli amici. E c’è di più! L’imperatore Diocleziano nel 305 d.C. abbandonò Roma per ritirarsi alla vita di campagna e, sollecitato a tornare, rifiutò rispondendo: “i miei cavoli mi rendono più felice di qualsiasi impero!”.
Non vi basta per ridare dignità a questo alimento incompreso?! Vi ricorderò allora che il cavolo è il coprotagonista di uno dei giochi di logica più famosi della storia insieme alla capra e al lupo, uno dei personaggi principali della famosa poesia “La vite e il cavolo” di Pascoli e compare anche in uno dei due primi dipinti ad olio di Vincent Van Gogh, “Natura morta con cavolo e zoccoli”, del 1881.
Ancora non siete soddisfatti?! Mi toccherà rammentarvi che si dice che i bambini nascano sotto ai cavoli. Questo perché per diversi secoli il cavolo è stato l’unico alimento atto al nutrimento invernale delle popolazioni delle regioni dell’Europa Centrale, divenendo così un simbolo di vita e di fecondità. L’ortaggio, infatti, veniva seminato a Marzo e raccolto proprio dopo nove mesi, la stessa durata di una gestazione.
Un’altra tradizione racconta che le antiche famiglie contadine erano solite regalare un cavolo agli sposi novelli, ponendolo sul tetto della casa nella quale avrebbero dovuto nascere i bambini.
Questo alimento custodisce anche un animo profondamente romantico: in Francia, chiamare “mon petit chou” il proprio amante, che tradotto in italiano corrisponde a “cavoletto mio”, significa pronunciare parole colme di dolcezza, l’equivalente di “amorino”, “tesoruccio”, o “micino”.
Un’ultima curiosità si lega alla Sardegna, precisamente a Sud, a meno di un chilometro a sud-est di capo Carbonara, dove troviamo l’Isola dei Cavoli, una piccola isola granitica caratterizzata da un imponente faro.
Ecco svariati motivi per cui il cavolo è un alimento assolutamente dignitoso, senza dimenticare il fatto che è un alimento ricchissimo di fibre, minerali e vitamine.
Facciamoci orgogliosi i cavoli nostri allora, ricordandoci di che alimento stiamo parlando!

Chiara Volonte

Sono Chiara, laureanda in Lettere Moderne e adoro scrivere. Sono nata il primo Aprile e credo sia anche per questo che in quel che vivo spesso trapeli l’essenza del mio essere “scherzo della Natura”. Sogno una vita costellata da rapporti umani. Neofita del web, imparo volta per volta i misteriosi vocaboli di questo nuovo linguaggio. volontechia@gmail.com

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