Il Cachi: Albero delle sette virtù

Il cachi (  se vi fosse venuto il dubbio non esiste il singolare “caco”, ma è “cachi” sia al plurale che al signolare! ) è una pianta che l’uomo conosce e coltiva sin dall’alba dei tempi. Originario della Cina, si può attestare la sua esistenza già da più di 2000 anni fa.

Il cachi viene definito dai cinesi l’”Albero delle sette virtù”: possiede lunga vita, crea una grande ombra, tra i suoi rami non si può nidificare, non viene attaccato dai parassiti, è decorato da foglie che ghiacciate diventano meravigliose, col suo legno si può dar vita a un bel fuoco ed è un ottimo fertilizzante.

Virtù essenziali per una pianta  il cui nome greco è Diospyros, “pane degli dei”, vocabolo che si lega sicuramente ai suoi rinomati frutti, tanto fastidiosi da acerbi, quanto succulenti in piena maturazione.

Come non innamorarsi della squisita sensazione rilasciata dal cachi quando lo si gusta in tutta la sua dolcezza?! Questo frutto, infatti, è molto zuccherino e possiede un alto contenuto calorico, ma come è irresistibile la delizia che si prova succhiando la sua polpa e sentendo sulle pupille i morbidi pezzi del suo cuore!

Questa delizia degli dei non regala solo piacere per il palato, ma diventa anche motivo di festa. Spostandoci in Slovenia nel mese di Novembre, infatti, possiamo scegliere di partecipare alla “Festa dei Cachi”, che si svolge a Strugnano, un piccolo villaggio sloveno di pochi abitanti che da diversi anni organizza una sagra per celebrare la bontà di questo frutto  preparando marmellate, dolci, gelati, grappe e numerose altre prelibatezze.

Un’altra piccola curiosità lega questo frutto a uno dei più grandi compositori della musica italiana.

C’è da sapere che furono i fratelli Ingegnoli a introdurre per primi il cachi in Europa, importandolo dal Giappone, e, curiosando qua e là, si può trovare una lettera del maestro Giuseppe Verdi indirizzata proprio a loro nella quale ringraziava i fratelli per avergli inviato una cassettina contente sei di questi frutti.

Si dice infatti che il maestro amò particolarmente i cachi e preferiva gustarli cosparsi di zucchero e champagne.

Dei, viaggi e musica quindi per questo nostro frutto simbolo dell’autunno in piena maturazione.

E come non salutarvi fischiettando tra me e me la celeberrima canzone “La terra dei cachi” di Elio e le Storie Tese?!

 

chiara volonte

 

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photo credit: angelocesare via photopin cc

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